L'esperto sanitario

So che in Italia, a differenza di altri Paesi stranieri, gli omosessuali possono donare il sangue. Potete spiegare le ragioni di questa decisione e quali sono i requisiti previsti?
a cura del Comitato Medico AVIS NAZIONALE (articolo presente nel periodico di informazione e cultura dell'AVIS Nazionale) 



Nel nostro Paese l’esclusione permanente dei donatori di sangue omosessuali è durata fino al 2001, anno in cui è entrato in vigore il decreto dell’allora Ministro della Sanità Umberto Veronesi (n. 70 del 26 gennaio) con cui veniva introdotto il principio secondo cui non esistono categorie, bensì pratiche pericolose.
Principio che è stato poi ribadito quattro anni dopo con il Decreto Ministeriale 3 marzo 2005: “Protocolli per l’accertamento della idoneità dei donatori di sangue e di emocomponenti”, che si basa sul presupposto che ogni condotta potenzialmente a rischio deve essere riferita al medico responsabile della selezione del donatore per consentirne un’adeguata valutazione.
Sono considerati pericolosi i rapporti con partner occasionali o di cui non si conosce il reale stato di salute o con persone risultate positive ai test per l’epatite B/C o per l’AIDS o a rischio di trasmissione di queste patologie (come i tossicodipendenti).
In tutti questi casi, la sospensione dalla donazione è di quattro mesi dall’ultima esposizione al rischio.
Cardine di questo percorso è proprio la selezione del donatore, che avviene attraverso una serie di procedure atte a valutarne l’idoneità alla donazione stessa: dal colloquio col medico - seguito da eventuale visita - e da una serie di esami di laboratorio specifici.
Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, dall’introduzione di questi nuovi criteri non si è registrato alcun aumento significativo della proporzione degli omosessuali rispetto agli eterosessuali sul numero totale di donatori risultati sieropositivi.
Questo risultato, unito al fatto che l’ultimo caso di contagio da virus dell’HIV tramite trasfusione in Italia risale ormai a dieci anni fa, ha dimostrato che la sospensione temporanea per 4 mesi è efficace e rappresenta un modello per altre nazioni.
Inoltre, è di pochi mesi fa la notizia che anche l’Argentina ha deciso di abbattere l’esclusione permanente dei donatori gay, così come è stato già fatto da Paesi come Spagna, Sud Africa, Cile e Uruguay. Si tratta di una decisione che conferma la validità delle scelte compiute negli ultimi anni nel nostro Paese.

 
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